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Politica

Campania, movida, giovani, Caldoro

«Basta mortificare i giovani», l'appello di Caldoro. E sull'ordinanza di De Luca: «Non so a cosa possa servire»

Caldoro si schiera dalla parte dei giovani dopo le ultime misure “drastiche” contro il Covid-19

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), martedì 6 ottobre 2020 16:47:31

La movida giovanile è sempre più nell'occhio del ciclone dopo aver fatto da moltiplicatore del Covid-19 e innescato un pericoloso effetto domino sulla popolazione. E mentre il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, non perde occasione per bacchettare i giovani, Stefano Caldoro, capo dell'opposizione di centrodestra in Consiglio regionale, attraverso un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook, esprime un parere totalmente diverso.

«Ho 60 anni, una figlia di trenta e non sempre riesco ad immedesimarmi nelle aspirazioni, nelle abitudini e anche nelle delusioni di chi ha la metà o un terzo dei miei anni. Il mondo corre veloce, e se fino ai miei nonni tra una generazione e l'altra vi erano medesime regole e consuetudini, oggi si creano trincee di incomunicabilità.

�Mi colpisce il fatto che ogni qualvolta si immaginano misure "drastiche" contro il Covid-19, nel mirino finiscano sempre i più giovani. Le ordinanze antivirus sono spesso simboliche, restano disapplicate, spesso inosservate. Ma esprimono un universo culturale di una burocrazia e di una classe d'età al potere che ragiona con schemi mentali analogici, con il pezzo di carta, mentre il presente e il futuro camminano sulle gambe del digitale.

�Non so sinceramente a cosa possa servire chiudere i locali a una certa ora. Forse serve a conquistare i titoli dei quotidiani per qualche giorno, in modo da nascondere le mancanze reali di ospedali, strutture e scelte politiche sbagliate. Mi chiedo cosa faranno quei ragazzi alle 23. Andranno a dormire? Non credo. Cosa faranno? Qualcuno glielo ha chiesto? Chiudiamo loro le scuole, che già erano da chiudere prima a causa di condizioni più che fatiscenti. Gli chiudiamo gli stadi, le discoteche, i locali, le palestre, le piscine, etc. Cosa devono fare? Videogame, cibo a domicilio, spesa su Amazon e reddito di cittadinanza in attesa del vaccino?

�Nella storia dell'uomo, i giovani hanno sempre dato la vita per il cambiamento, sono socialisti perché hanno un cuore, per citare Churchill, e hanno una vitalità che la politica non può mortificare sull'altare del "rischio zero", la chimera degli allarmisti in servizio permanente. Non è mai esistito nella storia dell'uomo il "rischio zero". E se proprio qualcuno ha cercato di correre rischi, di cercare nuove strade, di sbagliare per imparare, ebbene quelli sono i giovani. Costringerli a vite clandestine, specie notturne, non aiuta alcun controllo sociale, non evita alcun contagio, non serve a nessuno. Se non al decisore di turno che potrà dire "Ho fatto qualcosa". E i tanti giovani che nell'entertainment hanno investito, magari cercando di produrre reddito e idee invece che rifugiarsi nel pubblico impiego o ereditare il mestiere dei genitori, che facciamo? Li puniamo e basta? Ma soprattutto, alla base di questi provvedimenti punitivi e proibizionisti vi sono numeri, dati concreti, cluster verificati? Possiamo avere risposte in merito, oppure vogliamo continuare a mortificare chi ogni giorno "alza la serranda", per usare un'espressione di altri tempi?

�Noi abbiamo a cuore la salute dei cittadini, che non si esaurisce con la lotta al Covid-19, ma riguarda la vita nella sua interezza. E sappiamo che i giovani vanno certamente consigliati , ma mai costretti, mortificati, ghettizzati. Dobbiamo fare la fatica di spiegare, di parlare e sopratutto di ascoltare il loro punto di vista, il loro mondo che spesso chi è al potere non capiscono. La punizione è semplice. Si scrive un divieto, si affida agli altri il rispetto, e magari alle forze di polizia la sanzione. Il confronto è più difficile, più faticoso, richiede tempo. Ma è quello che alla fine porta risultati a lungo termine. Nella regione più giovane d'Italia, la politica ha l'obbligo del confronto con il futuro della nostra terra».

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