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Politica

Campania, De Luca, autonomia differenziata

Campania, De Luca si dichiara a favore di un’autonomia differenziata «a parità di strumenti operativi»

“ Se decidessimo di dare più autonomia alle regioni ma a parità di strumenti operativi, io metterei la firma. Ma purtroppo non è così”, ha detto il governatore

Inserito da (PNo Editorial Board), lunedì 18 marzo 2024 08:26:22

«Noi cerchiamo di rappresentare un altro Sud. Quello dell'efficienza, che rifiuta logiche di clientela e cattiva gestione dei bilanci. Noi siamo convinti che una battaglia di rinnovamento sia indispensabile perché il Paese così non può andare avanti. Crediamo però che bisognerebbe combattere su due fronti: uno sulla concezione sbagliata dell'autonomia che penalizza il Sud, l'altro è quello della palude burocratica centralista.Stiamo assistendo a questa contraddizione: si parla di autonomia differenziata nello stesso momento in cui si sta realizzando un'operazione di centralizzazione dei poteri mai vista nel nostro Paese. Noi dobbiamo decidere, guardandoci negli occhi e parlando il linguaggio della verità, se dare il via a un contro-risorgimento nel nostro Paese oppure mantenere un obiettivo di solidarietà nazionale e coesione nazionale».

 

A dichiararlo è stato il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, lo scorso 14 marzo, intervenendo nella riunione sull'Autonomia differenziata in Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati.

 

«Per contrastare la narrazione di un Sud miserabile, straccione ed inefficiente - ha proseguito il governatore, in videoconferenza - io partirei da un'operazione verità. Se decidessimo di dare più autonomia alle regioni ma a parità di strumenti operativi, io metterei la firma. Ma purtroppo non è così. In primis, la spesa pubblica allargata: al centro 17mila euro pro capite, al Sud 13mila euro, in Campania 12mila. La Campania avrebbe bisogno di 30 miliardi di euro per arrivare alla media nazionale. Per quanto riguarda il riparto del fondo sanitario nazionale, la mia Regione, pur avendo recuperato qualcosa negli anni scorsi, è ancora penalizzata per ancora 150 milioni di euro rispetto alla media nazionale, siamo l'ultima regione per posti letto e quasi 20mila dipendenti in meno nel sistema sanitario pubblico. Se risolviamo questi divari di base, io sono prontissimo ad accettare la sfida dell'efficienza nei confronti di chiunque».

Ancora, per De Luca, «quello che è scritto nell'articolo 3 è un'umiliazione intollerabile del Parlamento italiano, è uno spostamento di materie legislative sul Governo. Nell'articolo si legge che il Governo può anche rifiutare i pareri negativi delle commissioni parlamentari. Ma che democrazia è questa? Autorevoli costituzionalisti hanno ribadito che le materie legislative sono di competenza parlamentare, non del governo nazionale, né regionale. Non si può chiamare il Parlamento soltanto a mettere un timbro, se lo vuole mettere, perché se non lo mette il Governo va avanti lo stesso. Come si fa ad andare aventi senza aver definito i LEP (articolo 4), che è materia complessa, che rinvia a competenze legislative, non esecutive?Vanno definiti punti di partenza uguali per tutte le regioni: vanno definiti e finanziati i LEP. Come si fa a finanziare i LEP se si ripete che l'operazione autonomia differenziata viene fatta senza oneri aggiuntivi per lo Stato? I LEP servivano a fare la perequazione, ma in questo contesto non servono a nulla».

Per finire, secondo il Governatore, «se si dà la possibilità di fare contratti integrativi regionali che si aggiungono a quelli nazionali per quanto riguarda il personale scolastico e sanitario, il Sud è morto. Noi avevamo proposto di fare un altro tipo di autonomia, che riguarda la sburocratizzazione, cioè di trasferire alle Regioni pareri ambientali, pareri sugli impianti energetici, paesaggistici, urbanistici ed edilizi, sulla portualità e le opere interne... Perché non partiamo acquisendo una sburocratizzazione radicale che è quello che ci domandano imprese e cittadini, prima di partire con questa avventura, che pone a rischio l'unità nazionale. L'Italia ha una democrazia fragile, abbiamo grandi fratture, stiamo attenti!»

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