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Cronaca

Pagani, Nocera, San Marzano, Scafati, Poggiomarino, antimafia, camorra, cronaca

Blitz antimafia nell’Agro nocerino-sarnese: 25 arresti nel clan Fezza-De Vivo

Infiltrazioni nel sistema economico, controllo piazze di spaccio, trasferimento proventi illeciti in Spagna e richiesta del “pizzo” a imprenditori dell’agro

Inserito da (PNo Editorial Board), venerdì 2 dicembre 2022 16:20:42

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Blitz antimafia, questa mattina, 2 dicembre, nell'Agro nocerino-sarnese: dalle prime ore dell'alba la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno eseguito gli arresti e il contestuale sequestro di beni a carico di 25 persone, destinatarie della misura cautelare della custodia in carcere, ad eccezione di un collaboratore di giustizia sottoposto oggi ai domiciliari, in località protetta.

Colpite due associazioni per delinquere di stampo camorristico, federate tra loro ed influenti a Pagani, Nocera Inferiore, San Marzano sul Sarno, Scafati e altri comuni dell'Agro, nonché incidenti in provincia di Napoli.

Gli arrestati sono indagati a diverso titolo per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, tentato omicidio, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio, porto e detenzione illegali di armi, illecita concorrenza con violenza o minaccia, aggravati dal metodo e/o finalità mafiose.

Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Salerno e dal Reparto Territoriale dei Carabinieri di Nocera, hanno colpito i clan Fezza-De Vivo di Pagani e Giugliano di Poggiomarino.

Secondo gli inquirenti il clan Fezza-De Vivo, detiene il predominio assoluto sul territorio di Pagani e in buona parte dell'Agro nocerino sarnese, controllando il mercato degli stupefacenti, imponendosi con richieste estorsive e riuscendo ad infiltrarsi nell'economia legale in settori particolarmente delicati.

Particolarmente pervasiva sarebbe proprio l'attività posta in essere al fine di inserirsi nel sistema economico. A tal proposito è emblematico quanto avvenuto a partire dal mese di maggio 2020, in corrispondenza del periodo successivo al primo cosiddetto "lockdown", allorquando il clan avrebbe imposto nel settore delle sanificazioni, con metodi intimidatori e violenti quale il pestaggio di un noto imprenditore concorrente, la cooperativa Pedema, una società gestita da un consociato.

Altre importanti operazioni commerciali poste in essere dal clan avrebbero riguardato l'effettiva acquisizione di attività commerciali e, ancora, il progetto - poi non portato a termine - di infiltrazione nel consorzio di gestione dei servizi all'interno della zona industriale del Comune di Nocera Inferiore. Il clan Fezza-De Vivo avrebbe favorito il reimpiego dei proventi illecitamente accumulati ideando un sistema di trasferimento del denaro all'estero, precisamente in Spagna, ove ha altresì avviato un'attività del tipo bar-pasticceria.

Nell'imputazione accusatoria l'organizzazione criminale non ha comunque abbandonato la tradizionale attività estorsiva, strumento di imposizione sul territorio e di esibizione della propria presenza. Sono stati documentati verosimili episodi, in forma consumata o tentata, nel corso dei quali gli appartenenti al clan hanno operato per sottrarre alle vittime la proprietà di locali e di attività commerciali, in un caso chiedendo inizialmente addirittura una somma pari a 100mila euro ad un facoltoso imprenditore affinché lo stesso potesse continuare ad esercitare la propria attività sul territorio di influenza del clan.

L'unione con il clan Giuliano di Poggiomarino, per gli inquirenti, ha permesso al clan Fezza-De Vivo di aumentare la propria forza criminale. Lo storico camorrista del napoletano, scarcerato nei primi mesi del 2020, ha fissato il proprio domicilio a Pagani e, nonostante la distanza dallo storico centro di interessi, è accusato di aver dato vita ad un'associazione per delinquere di stampo camorristico generata nel Comune di Poggiomarino e capace di imporsi nei Comuni dell'Agro Nocerino Sarnese, controllando almeno 10 diverse piazze di spaccio.

Contestualmente all'esecuzione delle misure restrittive, i Finanzieri del Comando Provinciale di Salerno stanno dando esecuzione anche ad un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca "allargata" nei confronti degli indagati, avente ad oggetto beni immobili, autoveicoli, rapporti di conto con-ente e complessi aziendali per un valore stimato, in via prudenziale, in circa 1 milione. Sono in corso, altresì, perquisizioni locali e domiciliaci finalizzate alla ricerca di stupefacente e denaro contante, con il supporto tecnico e l'impiego di unità cinofile specializzate delle tre Forze di Polizia.

Le investigazioni economico-patrimoniali hanno permesso di ipotizzare una sproporzione tra il reddito dichiarato ai fini fiscali e il valore dei beni detenuti dagli indagati, anche per il tramite dei loro familiari, tale da far ritenere il patrimonio cautelato provento di attività illecite. Sulla base degli elementi investigativi raccolti, è stato attivato un ordine di indagine europeo, attraverso il canale Eurojust, allo scopo di individuare ulteriori asset localizzati in Spagna sempre riconducibili agli indagati. La cooperazione giudiziaria promossa ha consentito di risalire a 5 aziende spagnole operanti nei settori di commercio e noleggio di autoveicoli, produzione prodotti di pasticceria e pane, import-export di prodotti tessili nonché commercio all'ingrosso di frutta e ortaggi. In particolare, sono stati sottoposti a sequestro sul territorio nazionale 15 soggetti economici (bar, una società operante nel settore dei rifiuti, attività di rivendita prodotti alimentari, imprese agricole, etc.), 24 veicoli e 6 unità immobiliari. Sono in corso approfondimenti su 210 rapporti bancari intestati agli indagati finalizzati a sottoporre a vincolo cautelare disponibilità finanziarie di provenienza illecita.

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