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Cronaca

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L'Italia ammaina la bandiera in Afghanistan: dopo 20 anni i militari torneranno in patria

«Dopo vent'anni, come Nato abbiamo deciso di lasciare l'Afghanistan. Si tratta di una decisione epocale. Anche i nostri militari torneranno in Patria». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Inserito da (Maria Abate), mercoledì 9 giugno 2021 10:01:43

Si avvia a conclusione la quasi ventennale presenza del contingente italiano in Afghanistan. Ad Herat è arrivato ieri il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, per il saluto finale ai militari e la cerimonia dell'ammaina-bandiera alla base di Camp Arena, che sarà consegnata alle forze di sicurezza locali.

«Dopo vent'anni, come Nato abbiamo deciso di lasciare l'Afghanistan. Si tratta di una decisione epocale. Anche i nostri militari torneranno in Patria». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su Facebook, appena conclusa la ministeriale Nato a Bruxelles.

Le operazioni di rimpatrio di uomini (erano 800 a inizio anno) e mezzi, avviate a maggio, si concluderanno a breve, in sintonia con l'accelerazione impressa dagli Usa che intendono lasciare il Paese entro metà luglio, in anticipo sulla data simbolica dell'11 settembre annunciata dal presidente Joe Biden.

«Venti anni della nostra storia sono stati segnati dall'impegno in Afghanistan: qui sono stati migliaia di ragazzi, molti sono rimasti feriti, molti altri sono caduti. Abbiamo costruito qualcosa di importante in posti impensabili e bellissimi. Ma certo non si può avere il rimpianto di andarsene da casa degli altri».

Così il generale Marco Bertolini, primo italiano ad aver ricoperto il ruolo di capo di Stato Maggiore della missione Isaf tra il 2008 e il 2009, ha detto all'AGI in merito alla svolta annunciata dal presidente Usa.

«Quello che spero è che le varie componenti in campo trovino un equilibrio, che la pace tra Talebani e governo sia effettiva e che non si trasformi in un pretesto di vendetta. La popolazione afgana è forte, coraggiosa, ha sofferto tanto: merita di trovare una sua via alla pace. Noi abbiamo spesso la pretesa di imporre i nostri modelli agli altri. E questo è sempre sbagliato», ha aggiunto.

«Vogliamo continuare a rafforzare questo Paese dando anche continuità all'addestramento delle forze di sicurezza afghane per non disperdere i risultati ottenuti in questi 20 anni - ha spiegato invece il ministro Guerini -. Non abbandoniamo il personale civile afghano che ha collaborato con il nostro contingente ad Herat e le loro famiglie: 270 sono già stati identificati e su altri 400 si stanno svolgendo accertamenti. Verranno trasferiti in Italia a partire da metà giugno», ha detto parlando della sorte dei collaboratori afgani che rischiano ritorsioni da parte dei talebani una volta che il contingente Nato avrà lasciato l'Afghanistan.

Il presidente afghano Ashraf Ghani ha twittato che il suo Paese «è pienamente in grado» di difendersi da solo e ha assicurato che la repubblica islamica dell'Afghanistan «lavorerà con i suoi partner per assicurare una transizione senza scosse».

«È ora di porre fine a questa lunga guerra», ha affermato Joe Biden, annunciando il ritiro delle truppe Usa dall'Afghanistan. «Solo gli afghani hanno il diritto e la responsabilità di guidare il loro Paese. Gli Usa hanno raggiunto il loro obiettivo in Afghanistan 10 anni fa quando il leader di al Qaida Osama bin Laden fu ucciso da un commando americano... Dopo le ragioni per rimanere lì sono diventate sempre meno chiare», ha spiegato.

Il presidente americano ha poi ammonito i talebani a tener fede «ai loro impegni contro il terrorismo» e li ha messi in guardia che gli Usa chiederanno loro conto su quanto accadrà in Afghanistan.

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